Al di là di alcuni elementi strategici e di molte contraddizioni strutturali, questa pandemia ha messo in luce un’accelerazione di alcuni processi trasversali alle varie società. Proviamo ad elencarli qui, con la prudenza di chi sta giocando a dadi e tenta di intravedere nel loro rotolare quella piccola increspatura che hanno chiamato Caso oppure Necessità.
Secolarizzazione spinta
e ruolo delle istituzioni religiose
Una delle immagini più significative di questo periodo di crisi è rappresentata dai vertici delle confessioni religiose del tutto inermi di fronte agli eventi. Le grandi religioni monoteiste, almeno sistemicamente, sono state incapaci di interpretare e gestire la difficile situazione di questi mesi.
Questa inadeguatezza si è percepita non solo nel mancato sostegno economico e pratico alle persone più colpite dagli avvenimenti recenti ma anche e soprattutto nell’incapacità di fornire una chiave di lettura morale e umana davvero praticabile, che non si limitasse alla semplice reiterazione del culto e dei riti.
Al di là dell’effetto pacificante che la fede ha avuto sullo spirito dei fedeli reclusi o sofferenti – e al di là dell’opera meritoria di alcune istituzioni locali o caritatevoli, sostenute da persone eroicamente impegnate sul territorio – è oggettivo che le religione istituzionali non abbiano contribuito in alcun modo, sia dal punto di vista filosofico/morale sia da quello economico, alla risoluzione dell’emergenza in corso. Impreparata a questa sfida, ed invece percorsa da frizioni potenti e nodi irrisolti, ad esempio la chiesa cattolica ha poi ripiegato su posizioni marginali e ha prodotto un balbettio di stereotipi, debolezza morale e pessima efficacia comunicativa.
Il processo, già in atto da tempo, di piena secolarizzazione vedrà nuovi vertici nel periodo post-pandemia. Le religioni si configureranno sempre più come istituzioni laterali e impotenti, incapaci di qualsiasi forza attrattiva, poste a vessillo di un mondo in sparizione o confinato a strati sempre più marginali della società.
L’antropocene, caratterizzato dalla prevalenza dello storytelling e delle interpretazioni rispetto alle evidenze reali, vedrà un radicale cambio di segno quando potrà emanciparsi da narrazioni fondanti ancorate al passato.
Solo così si potrà approdare ad una nuova definizione dell’identità collettiva attraverso strumenti che guardino al presente, siano calati profondamente nella realtà e che sappiano valorizzare la dimensione sacra dell’individuo e della comunità in modo non speculativo oppure finalizzato alla gestione del potere.
Denaro elettronico
e profilazione approfondita dei consumatori
Aumento della distanza obbligatoria per legge e della conseguente diffidenza reciproca. Necessità di iniettare grandi capitali nell’economia reale per fare fronte alla crisi derivante dalla pandemia. Obbligo di tracciare i pagamenti e l’utilizzo delle risorse, anche a fondo perduto, fornite dai governi alla popolazione. Questi e altri fattori contribuiranno alla definitiva smaterializzazione del denaro per privilegiare sistemi elettronici di pagamento. Anche questo processo, già in atto da anni, concorrerà a ribadire quanto la tecnologia si sia resa fondamentale per vitalizzare i consumi e la ripresa economica.
La possibilità di trasferire denaro in modo veloce e sicuro, senza commissioni per gli utenti finali, che permetta sicurezza dei tracciamenti e prevenzione dalle frodi: questi saranno alcuni degli obiettivi a cui il comparto bancario dovrà tendere nell’immediato futuro.
Dovendo rinunciare alle commissioni per la gestione dei pagamenti digitalizzati, per gli istituti bancari l’esigenza principale (ed un loro asset strategico) sarà quella di profilare in modo approfondito i clienti e le loro abitudini di acquisto e consumo.
I dati acquisiti, indipendentemente dal modo in cui verranno trattati, rappresenteranno uno dei più robusti patrimoni sul piatto e, più in generale, il terreno in cui si giocheranno pesanti contese tra lo Stato e gli attori economici privati.
Inflazione e criptovalute
Ultimo fronte relativo al denaro: l’evoluzione delle criptovalute ed il loro peso specifico all’interno delle comunità. Immaginando uno scenario in cui avverranno – come pare evidente – forti iniezioni di denaro da parte delle banche centrali, è probabile che sperimenteremo nuovi periodi in cui l’inflazione avrà rialzi repentini e drastici.
Le criptovalute, rappresentando l’alternativa al sistema tradizionale di creazione e gestione del denaro, potrebbero fornire un comodo riparo dove depositare i propri risparmi. Questo permetterebbe – almeno in teoria – di preservare il valore dell’investimento nonostante l’inflazione.
Che poi questo avvenga veramente, oppure ci si ritrovi catapultati in una rete di nuove regolamentazioni che disciplineranno in modo ferreo anche le criptovalute, questo non è dato sapere. Nella stessa maniera, non è possibile valutare se questo nuovo asset finanziario, pervaso da enorme volatilità, sia nel lungo periodo un buon oppure un pessimo investimento. Purtroppo, come sempre accade, l’ostracismo dei sistemi consolidati oppure la poca perizia nel progettare nuovi strumenti economici rischia di precipitare le innovazioni in un limbo da cui non è facile risollevarsi.
Informazione smaterializzata
e purificazione del framing informativo
La lotta per l’informazione si intensificherà e vedrà la nascita di sempre più barriere all’ingresso. La distinzione tra informazione ufficiale e “non ufficiale” sarà più polarizzata. Misure più severe saranno adottate per screditare gli attori non riconosciuti o per limitare le loro occasioni di espressione o divulgazione dei contenuti. Questo, quando non si tramuterà in censura, diventerà un sistema di verifica potente delle notizie e una garanzia di qualità per il cittadino.
Un elemento positivo, utile per meglio comprendere il funzionamento dell’informazione “populista”, è rappresentato dal fatto che l’emergenza pandemica ha messo a nudo il “meccanismo della paura” come fonte unica per la gestione dell’esigenza informativa.
Abituati a ribadire la comoda soluzione di frame fondato sulla paura (paura dell’immigrato, paura del ladro, paura delle tasse, dell’intervento statale ecc.) molti giornali si sono visti superare dalla cronaca, rivelatasi più terrorizzante di qualsiasi minaccia ipotetica da loro evocata. Nudi come il famoso sovrano, depredati della loro comoda arma impaurente, smascherati da un’emergenza questa volta vera e del tutto inesplicabile, queste testate informative non hanno avuto strumenti sufficienti ad addomesticare la realtà.
Una volta finita l’emergenza, si scopriranno disarmate di fronte al pubblico: le loro paure “spuntate” non avranno più grande presa e questi giornali saranno costretti a ripensare questo elemento narrativo nella sua intima struttura.
Le fonti di informazione dovranno fare i conti quindi con crescenti sfide. Terminata o interiorizzata la pandemia, esse vedranno cadere l’interesse del pubblico in modo proporzionale al coefficiente di normalità che si riuscirà a raggiungere ed al livello della qualità informativa media che hanno dimostrato.
Per questo, l’unica garanzia per le varie testate sarà di espandere la qualità del servizio offerto e la capacità di creare comunità di abbonati fedeli.
I giornali che sopravviveranno in futuro saranno finanziati solo da chi li compra: un azionariato diffuso di lettori capaci di tenere in vita gli organi di informazione. Al contrario troveranno sempre meno fortuna gli organi di stampa gestiti da pachidermi privati e lobbies oppure finanziati con fondi pubblici pensati a pioggia.
L’ingente quantità di risorse fisiche richieste per stampare, distribuire e acquistare i giornali, infine, spingerà ad una progressiva dematerializzazione delle redazioni, facendo approdare la stampa professionale nel mondo digitale con sempre maggiore vigore.
Nuovi investimenti e una diffusa tecnologia permetteranno di lavorare su economie di scala e realizzare una traslazione del mondo editoriale verso un nuovo stadio evolutivo dove anche le redazioni saranno delocalizzate e atomizzate, sempre più leggere e (speriamo) vicine all’utente finale.
Agenda del Futuro
Progetto collettivo di analisi socio-politica sul Covid 19. Scenari post Coronavirus: opportunità e vicoli ciechi. Cosa possiamo imparare dall’epidemia di Covid 19. Tutto il materiale contenuto nel sito è riservato e non può essere riprodotto senza l’esplicito consenso degli autori.
Testi aggiornati il 4 maggio 2020.
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