NODO 4
Nuovepriorità pubbliche
Dalle diverse politiche sull’immigrazione alle nuove fonti di finanziamento
Dalle diverse politiche sull’immigrazione alle nuove fonti di finanziamento
e sistemi di finanziamento dello Stato
Al netto delle draconiane misure previste dalle grandi istituzioni bancarie (BCE, FED ecc.) previste come supporto alla crisi mondiale, resta il problema di come verrà gestita ed amministrata la situazione quando si ristabilirà una sorta di “normalità prolungata”.
Il problema dei fondi pubblici, dei bilanci e delle misure fiscali da adottare – compresa la possibilità di modificare l’assetto della tassazione a favore oppure a sfavore di alcuni comparti economici – sembra non solo possibile ma anche facilmente prevedibile. Dove prendere quindi le risorse di cui uno Stato avrà bisogno?
Partendo dal presupposto che la situazione che stiamo vivendo rappresenta una sorta di laboratorio in itinere – un banco di prova senza precedenti che impone l’abbandono di schemi prefissati – è facile prevedere che tutte le risorse impiegate dalle nazioni per risanare l’economia, o perlomeno evitarne il verticale tracollo, finiranno poi per gravare sul debito pubblico.
Questo comporterà l’esplosione dell’indebitamento collettivo con un conseguente aggravio esponenziale degli interessi che ogni Nazione dovrà versare. Inutile ricordare che – per un paese come il nostro, affossato da decenni di sprechi e spese ingiustificate – questo rappresenta un elemento di viva preoccupazione.
Considerando questa semplice premessa, una risposta alla domanda sopra esposta (cioè: dove prendere i soldi) sembra relativamente semplice: dai più ricchi.
Dagli anni 80 in poi le persone facoltose del pianeta hanno accumulato grandi patrimoni e pagato pochissime tasse. La dimensione della forbice che separa i grandi ricchi del pianeta dai più poveri non è mai stata così vasta ed è sufficiente verificare le cifre ufficiali per rendersene conto. Negli anni poi, la deregulation in materia fiscale verso i grandi player (a partire dai cosiddetti colossi del web) ha permesso di delocalizzare i guadagni beneficiando di tassazioni “fantoccio” che permettevano di aggirare il fisco delle nazioni ove veniva prodotto realmente il fatturato.
Un riassetto della composizione delle tasse verso questi soggetti, insieme ad alcune tassazioni sotto forma di patrimoniale per i redditi più alti (ipoteticamente quelli sopra i 150/200 mila euro annui, prima casa esclusa) sarà uno dei provvedimenti più urgenti nella post-epidemia. Nella stessa maniera, un ferreo controllo verso le attività svolte sul territorio nazionale (che siano esse materiali oppure digitali) sarà il solo modo per vincolare la produzione di ricchezza ad un equo pagamento delle imposte.
Inoltre, occorrerà attuare tassazioni mirate verso settori produttivi da sempre immuni all’intervento degli Stati. Verranno drenate risorse dalle attività finanziarie puramente speculative, ad esempio. Inoltre, sull’onda della contrazione del lavoro dovuta all’inevitabile processo di robotizzazione diffusa, gli Stati richiederanno alle aziende una compensazione percentuale per l’implementazione di macchinari robotizzati e la conseguente diminuzione della presenza umana nei reparti produttivi delle aziende (sul modello della cosiddetta Robot Tax).
I grandi player, in primis quelli digitali, spingeranno per rivendicare la propria indipendenza e libertà finanziaria, facendosi scudo con la minaccia di rimuovere i propri servizi dalla Nazione in questione. Questa minaccia sarà una vera e propria spada di Damocle: i loro servizi infatti, proposti all’inizio con semplice finalità ludica o al massimo come servizi gratuiti per la collettività, si sono rapidamente evoluti in canali di comunicazione ufficiale e strumenti di politica ed economia applicata.
In molti casi sono anche diventati, per le imprese, veri e propri veicoli pubblicitari capaci di determinare una crescita determinante di fatturato. Nel caso dei personaggi politici, si sono trasformati invece strumenti di propaganda, in grado di orientare l’elettorato e determinare l’esito di consultazioni politiche anche cruciali.
Occorrerà mantenere convinzioni granitiche in materia fiscale.
Di fronte alla possibilità che le grandi imprese commerciali “cambino casa”, si attiverà infatti una vera e propria crociata neo-liberista finalizzata a smembrare il fronte delle voci favorevoli alla tassazione.
Ma se è vero che la presenza di un’impresa di questo settore sul proprio territorio potrebbe generare un indotto economico/fiscale non trascurabile (ed anzi diventare volano per l’economia) è altrettanto vero che un’equa tassazione degli utili rappresenta uno strumento che favorisce la concorrenza di impresa e mette al riparo da facili aggiramenti delle norme.
Non tutti gli Stati però presteranno orecchio al buonsenso. Partirà quindi una spietata lotta per accaparrarsi i favori di queste grandi industrie, lusingando gli azionisti con proposte di tassazioni compiacenti e agevolazioni economiche su larga scala. La vera battaglia per gli Stati (e più in generale per le istituzioni comunitarie, di ogni continente) sarà quella di mantenere la propria indipendenza economica, traguardo possibile solo lavorando in sinergia con i paesi vicini ed i partner internazionali.
L’eliminazione di paradisi fiscali, isole protette dal punto di vista contributivo, è solo il primo passo di questo processo che dovrà condurre – tanto più in situazioni delicate come quella presente – alla ratifica internazionale di regole uniformi per tutti i settori produttivi.
Più nello specifico della realtà italiana, il controllo dell’economia sommersa (settore dove vantiamo un triste primato, tra frodi fiscali, evasione totale o parziale ecc.) sarà un altro veicolo di approvvigionamento per le casse pubbliche. L’Italia non si può più permettere un’evasione tanto diffusa, una così alta percentuale di lavoro nero, grigio o mal regolato.
Riflettere interamente su questi processi sarà necessario per gestire un afflusso di cassa costante per fornire le coperture economiche a molti degli ambiziosi programmi che gli Stati saranno chiamati a compiere nel periodo post-pandemico.
Ultimo tassello, non trascurabile: la lotta serrata alle mafie e alle organizzazioni criminali. Visti gli enormi capitali che muovono e amministrano, la lotta alla criminalità organizzata sarà un altro punto ineliminabile del progetto per alimentare in modo virtuoso le casse di una Nazione.
Quando arriveranno gli (speriamo) ingenti sussidi da parte delle istituzioni europee, amministrarli con cura, prestando attenzione a dove e come verranno spartiti (monitorando anche le inflitrazioni malavitose negli appalti pubblici e nelle aziende private) sarà il primo indice di valutazione per le leadership locali e nazionali. Se verranno impiegate in malo modo (a partire dai pozzi senza fondo delle “grandi opere”, veri e propri monumenti allo spreco istituzionale) a risentirne non sarà solo la credibilità di alcuni governanti, quanto piuttosto l’intero tessuto sociale nazionale.
Gli Stati che cederanno su questi punti, che rifiuteranno di inasprire le proprie misure fiscali verso i gruppi privilegiati, non solo alimenteranno un sistema corruttivo e clientelare su larga scala, ma saranno responsabili della crescita verticale di un debito pubblico fino a vertici non più controllabili.
Questo determinerà una conseguente cessione di sovranità verso soggetti creditori, l’impoverimento generale e la vendita degli asset strategici del Paese per arginare il buco economico che si è generato. Così svuotato, lo Stato e le sue istituzioni resteranno a simulacro di un tessuto sociale smembrato ed inerte.
Per lo Stato la sfida principale sarà quella di reggere le pressioni dei molti attori coinvolti in questo processo di riforma economico e sociale. Avere solidi alleati a livello internazionale permetterà di applicare strategie vincenti, potendo modulare la transizione anche con strumenti informali di moral suasion.
Progetto collettivo di analisi socio-politica sul Covid 19. Scenari post Coronavirus: opportunità e vicoli ciechi. Cosa possiamo imparare dall’epidemia di Covid 19. Tutto il materiale contenuto nel sito è riservato e non può essere riprodotto senza l’esplicito consenso degli autori.
Testi aggiornati il 4 maggio 2020.
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