NODO 1
Il ruolo
della tecnologia
Dall’automazione diffusa all’incidenza sulle dinamiche lavorative
Dall’automazione diffusa all’incidenza sulle dinamiche lavorative
gestione dei dati e tracciamento delle attività
Una delle prime incognite pronte a catalizzare l’attenzione del mondo sarà la creazione di nuovi strumenti di gestione del “fattore umano”. Se già oggi ci troviamo nell’era dei tracciamenti, con la rilevazione di tutta una serie di parametri individuali per meglio controllare le persone e le loro inclinazioni, il futuro si anticipa tramite la necessità di estendere ai dati biometrici (la salute, in primis) tutta l’attività di monitoring.
Già abbiamo sperimentato applicazioni per smartphone che tengono traccia degli spostamenti e delle abitudini, oltre che un’infinita quantità di app che prelevano dati sensibili e strategici dal punto di vista economico e finanziario. Per molte aziende, il prossimo futuro si giocherà sulla possibilità di entrare o meno nel business dei big data.
La recente legislazione a tutela della privacy ha solo arginato questo problema dilagante, lasciando comunque aperta la possibilità che i dati vengano forniti spontaneamente ai grandi player del mondo tecnologico e digitale, magari aggregati ed anonimi. Inoltre ha solo in parte obbligato le aziende a chiarire fino in fondo i dettagli del loro utilizzo o vincolato la segretezza di questi dati in modo definitivo e certificato.
Il cambio di passo si avrà quando si affacceranno sul mercato strumenti più invasivi, capaci di monitorare non solo posizione, spostamenti, siti visitati, pagine lette ecc. ma anche e soprattutto in grado di verificare dati biometrici individuali. Da tempo si lavora su questo argomento e sono già apparse numerose periferiche e applicazioni di larga diffusione che stanno lavorando per rendere possibile lo switch, appena i tempi saranno maturi. Il Covid 19 ha soltanto accelerato questo processo, ed anzi ha fatto comprendere proprio come la possibilità di disporre di dati specifici, relativi alle singole persone, sia uno argomento complesso che intimorisce i più ma ugualmente permette avveniristiche prospettive.
Facciamo un esempio, che riguarda la salute pubblica. In tempi di contagi su larga scala, quale è la strategia migliore per gestire migliaia di persone in quarantena perché ammalate (quindi pericolose) oppure immunodepresse? Volendolo fare fisicamente servirebbe creare una rete capillare e territorialmente diffusa da istituirsi in tempi brevi. Per quanto ci si auguri che cordoni di questo tipo siano comunque realizzati (ne parleremo meglio nella sezione dedicata alla sanità pubblica) è chiaro che non può essere sottovalutato l’aiuto della tecnologia in materia di interazioni complesse.
Un’applicazione può mostrare dove si trova la persona: se vìola la quarantena oppure se si muove in luoghi pericolosi. Può fornire feedback sui posti visitati, sull’incidenza del contagio in quelle aree, sullo stato di salute delle persone incontrate e sulla loro eventuale ospedalizzazione.
Per riuscire a fare una cosa del genere sarà necessario poter fare accertamenti incrociati uscendo continuamente dal virtuale per entrare nel mondo fisico. Servirà certificare, ad esempio, che la persona titolare del profilo sia davvero quella presente in casa. Servendosi di strumenti di riconoscimento quali, ad esempio, l’impronta digitale (in futuro anche l’iride e il DNA) sarà possibile associare indubitabilmente la persona alla periferica ed istituire quindi un sistema di monitoraggio che prescinda la presenza fisica di un controllore.
Se da un lato la presenza di questo genere di tecnologie apre scenari di assistenza collettiva veloce e immediata, dall’altro è innegabile che introduca prospettive ancora ignote, sia dal punto di vista legislativo che etico. Il problema della gestione dei dati, la loro tutela e diffusione, dovrebbe essere una delle prime voci sui menu politici delle istituzioni, almeno al pari di quanto lo sono per le aziende del settore tecnologico.
Facciamo un passo ulteriore: con questi scenari, è facile immaginare che in futuro la presenza ed il rispetto di alcuni parametri biometrici o sociali permetterà di accedere ad un diverso grado di diritto. I servizi (pubblici o privati) non saranno più forniti a pioggia né semplicemente riservati a chi appartiene a classi sociali facoltose. Bensì saranno riservati ai soli che potranno soddisfare alcuni requisiti minimi “concordati”.
Si creerà automaticamente una disparità all’interno della popolazione: da una parte coloro che “possono” e dall’altra coloro a cui “è vietato”. La possibilità o meno di accaparrarsi questi diritti dipenderà dalla corrispondenza dei dati rilevati con uno standard predefinito.
Ad esempio: potranno viaggiare soltanto le persone in regola con alcuni vaccini o con alcuni test sierologici. Se ne parla già adesso, per capire quanto l’ipotesi sia concreta, a proposito delle vacanze estive 2020. Oppure ancora: potranno rinnovare un documento solo quelli che saranno in regola con una certa qualità fisica, genetica, immunologica. Cosa che, tra l’altro, già succede, se ci pensiamo. Come già succede che gli spostamenti siano vincolati da protocolli standardizzati: se ci si muove verso aree del pianeta infette da patologie trasmissibili, ad esempio, è d’obbligo una certa profilassi. Anche in questo caso si tratta quindi dell’amplificazione di un processo in atto: processo che viene però esteso e mantenuto attraverso il potere coercitivo e implacabile dell’intelligenza artificiale.
Questo sistema, esteso, moltiplicato e rinnovato nei sistemi di controllo, porterà alla creazione di due popolazioni: la prima dotata di diritti che la seconda che invece non possiede. Un’umanità trasversale nella quale alcuni – motivati da necessità lavorative, governative oppure semplicemente più forti dal punto vista fisico e immunologico – godranno di una forma avanzata di libertà.
Il lato oscuro di questo nuovo sistema di controllo verte naturalmente sulla definizione di esclusione e sulle conseguenze che questa genererebbe sulle persone. Non poter fare una vacanza è una limitazione scocciante ma sopportabile. Vedere cancellati o limitati i propri diritti civili, non poter visitare i famigliari, non poter votare, essere emarginati alla sola condizione di consumatore è tutto un altro discorso. Qui lo Stato dovrà fare molto per approntare un sistema a garanzia delle persone e della loro integrità morale, civile, psicologica.
Altrettanto ovvio è che questo processo di bio-tecnologizzazione alimenterà corruttele, creazione di mercati paralleli, falle nel sistema dei controlli ed in generale sarà il terreno fertile verso cui la nuova malavita deciderà di investire. La scommessa italiana, e in generale dei vari Stati, sarà prima di tutto quella di ostacolare questi atteggiamenti illegittimi. In seconda battuta adoperarsi per regolamentare e controllare il potere enorme di chi potrebbe avere accesso ai dati individuali e gestirli in modo fraudolento oppure per profitto.
Questo lato della medaglia porta diritti ad una valutazione in termini geo-politici e strategici. Infatti, la qualità della tutela dei dati collettivi ed il loro uso legittimo saranno uno dei temi per valutare l’affidabilità di una leadership a livello politico. Attraverso questi parametri le istituzioni comunitarie avalleranno la partecipazione dei singoli Paesi a programmi economici comuni, erogazione di fondi, accordi quadro.
A cascata, gli Stati saranno resi responsabili a livello planetario per le conseguenze della loro gestione interna e delle loro politiche digitali sul trattamento dei dati.
E’ immaginabile pensare che pesanti sanzioni a livello internazionale saranno adottate verso tutte quelle nazioni che non potranno garantire uno standard sanitario ed una condotta certificata e condivisa su piattaforme validate da organismi comuni. Campagne di informazione di massa, atte a rimuovere governanti inefficienti o corrotti, saranno istituite affinché la trasparenza dei dati e la loro veridicità venga mantenuta.
Come già in uso per il traffico aereo – dove gli standard e i dati vengono condivisi per il bene comune e dove le compagnie sono tenute ad adottare protocolli certificati per garantire la sicurezza complessiva del sistema – anche i vari Stati dovranno sapere che l’esattezza e la veridicità dei dati forniti potrà essere sia un vettore di crescita sia la motivazione per pesanti sanzioni a livello internazionale.
In generale, per le nazioni la sfida sarà quella di promuovere la propria appartenenza ad un gruppo “privilegiato” di Stati, capaci di garantire alti livelli qualitativi della popolazione e criteri di sicurezza interna misurabili. Tutto questo senza sacrificare o mettere in pericolo le libertà dei cittadini, la privacy e tutta una serie di nuovi diritti fondamentali di matrice etica ancora non pienamente esplorati.
Progetto collettivo di analisi socio-politica sul Covid 19. Scenari post Coronavirus: opportunità e vicoli ciechi. Cosa possiamo imparare dall’epidemia di Covid 19. Tutto il materiale contenuto nel sito è riservato e non può essere riprodotto senza l’esplicito consenso degli autori.
Testi aggiornati il 4 maggio 2020.
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