NODO 3
Nuove dinamichedi consumo
dalla tutela del suolo fino alla revisione del concetto di globalizzazione
dalla tutela del suolo fino alla revisione del concetto di globalizzazione
industria dei trasporti ed urbanizzazione
Dopo un quarantennio di bagordi logistici, l’industria dei trasporti nel suo complesso (ma nella fattispecie quella dell’aviazione civile) sembra destinata a subire un nuovo stallo. Un primo dato: il traffico aereo dagli anni ’80 ad oggi è cresciuto di 7 volte circa. E’ presumibile quindi che a seguito di questa pandemia i voli, soprattutto quelli low cost che permettevano a tutti un trasporto su medie e lunghe tratte, sperimenteranno una secca battuta d’arresto. Cerchiamo di capire meglio.
Come già riportano i dati, nell’epidemia Covid 19 ha giocato un ruolo strategico la disponibilità degli spostamenti (personali e di merci) da e verso continenti diversi. Questo ha prodotto una ragnatela inestricabile di movimenti che, di fatto, ha aperto la strada alla diffusione del virus.
L’industria dei trasporti, non potendo più contare su masse enormi di viaggiatori e forti economie di scala, verrà monopolizzata dai grandi player. I soli capaci di affrontare la crisi e rispondere con adeguati standard qualitativi al calo degli incassi. Complice il costo crescente dei biglietti, gli aerei ed il turismo in genere torneranno ad essere un bene quasi di lusso, riservato ad un numero ristretto di persone, tra l’altro “certificate” anche dal punto di vista sanitario (vedi il capitolo riservato ai tracciamenti bio-tecnologici).
Nella stessa maniera, esploderanno i viaggi a breve o medio raggio, realizzati usando l’automobile oppure altri mezzi individuali. La popolazione cercherà di adattarsi al nuovo scenario cercando di scoprire, o riscoprire, l’identità locale e le bellezze nazionali. Le uniche facilmente raggiungibili e capaci di garantire la presenza di un’area territoriale controllata ove si applichino protocolli di protezione rispondenti a criteri considerati accettabili e sicuri.
Anche sulla scia di un rinnovato sentimento ecologista, verranno promosse forme di viaggio “slow&short” che verranno più o meno accolte in base alla predisposizione al rischio e al compromesso dei vari turisti.
In ogni caso, per evitare nuovi focolai epidemici sarà necessario prendere misure serie per evitare situazioni palesemente ingovernabili. Ad esempio, la promiscuità di una spiaggia affollata in piena estate: una costante delle vacanze estive ormai non più accettabile o sostenibile.
Più di tutti, come detto, soffrirà il trasporto aereo. Certamente le pressioni economiche per tornare ad un’industria del trasporto diffusa e capillare si faranno sentire in modo potente. Le disastrate casse di molte compagnie aeree e le conseguenti minacce di fallimento, insieme alla prospettiva di licenziamenti di massa, porterà alcuni governi a girare la testa di fronte all’evidenza medica dei fatti.
Gli Stati che cederanno a questi ricatti sperimenteranno, nei periodi immediatamente successivi alla riapertura, nuovi focolai diffusi e nuovi lockdown, anche se limitati nel tempo. I paesi più prudenti invece creeranno una rete di protezione e tutela per la popolazione, limitando gli spostamenti e, se necessario, chiudendo le frontiere per un periodo anche medio-lungo.
Non solo: la prospettiva di nuove epidemie future – assai concreta ed anzi crescente nel tempo – indurrà la popolazione a spostarsi comunque in modo ridotto per molti mesi o anni, seguendo regole diverse e un accentuato criterio di prudenza. Una volta esaurita la sete di movimento post-lockdown, le evidenze scientifiche e le nuove regolamentazioni indurranno ad un sentimento di prudenza diffuso.
Verrà alla luce una nuova attenzione per le scelte consapevoli anche in ambito turistico. Tornerà al ribalta un diffuso minimalismo ed un certo distacco dalle forme di coabitazione estrema che si sperimentavano nelle grandi cattedrali del turismo, a favore di un più sostenibile decentramento o diluizione delle presenze. Anche le aziende, per favorire questo processo, adotteranno strategie per distribuire le ferie in momenti diversi, così da ridurre l’emorragia di dipendenti e poter garantire la produzione.
Abbiamo compreso dai dati – soprattutto quelli che ci mostrano ove risiedono i vettori della trasmissione virale – quanto l’accorpamento delle persone in luoghi delimitati corrisponda ad un rischio notevole. Dalle città ai grandi luoghi di villeggiatura, sarà necessario immaginare alternative possibili per ridurre l’afflusso contemporaneo di turisti e, quando fosse impossibile, la loro distribuzione su ampie aree.
Nelle città del sud del mondo, dove esistono grandi baraccopoli in cui trionfano povertà ed ignoranza, questo processo sarà certamente più lungo e laborioso. Ma anche le nostre moderne città dovranno essere pronte a sperimentare nuove forme di strutturazione urbanistica per fare fronte ai cambiamenti che avverranno. Le grandi metropoli che non sapranno organizzarsi in questo senso corrono il rischio di sperimentare una lenta parabola discendente.
Seguendo le evoluzioni dei recenti studi in materia, le nuove città dovranno essere organizzate seguendo criteri razionali e ancora una volta minimalisti.
Dalla conformazione delle strade fino alla disposizione degli edifici, dalla composizione dei quartieri alla presenza del verde pubblico, tutto dovrà essere organizzato per permettere facili procedure di sanificazione, gestione e trattamento.
Una forma di controllo che potrebbe fare bene alle nostre disordinate e urbanisticamente anarchiche città. Per quanto la materia sia ancora molto fluida e soggetta a discussione, va detto che questa nuova forma di razionalismo urbano potrebbe anche essere utile qualora si verificassero calamità o altri episodi straordinari e fosse necessario un intervento immediato e localizzato in una singola area. Un primo dato a favore di questa tesi ed uno spunto per tornare ad immagine uno spazio davvero “pubblico” e condiviso.
Non solo: a causa della riduzione del trasporto automobilistico – processo già in atto in tutte le città – molti architetti ed ingegneri si daranno da fare ad immaginare scenari avveniristici di trasporto all’interno degli ambiti cittadini. Questi prevederanno, ad esempio, il ridimensionamento delle corsie destinate alle automobili ed un’estensione progressiva delle corsie pedonali e ciclabili.
Riducendo solo di pochi centimetri le aree destinate alle auto si può infatti riorganizzare il trasporto pubblico e privato in modo da stimolare l’uso di mezzi di ridotte dimensioni oppure individuali e leggeri, elettrici, a pedale ecc.
Questo, insieme al blocco totale o parziale della circolazione a motore nei vari centri storici, potrebbe ridisegnare l’ambito cittadino costruendo quella “città del futuro” che fino a pochi anni fa sembrava utopica ma che oggi appare più verosimile che mai.
Ripensare il trasporto di massa, partendo dalle città per arrivare fino alle località di villeggiatura, significa porre le basi di una nuova visione del pianeta. Ridurre le distanze da percorrere e riscoprire strumenti puliti di trasporto (dai viaggi a piedi all’uso intensivo della bicicletta o della e-bike) permetterà di immaginare una nuova versione dello spazio pubblico.
Progetto collettivo di analisi socio-politica sul Covid 19. Scenari post Coronavirus: opportunità e vicoli ciechi. Cosa possiamo imparare dall’epidemia di Covid 19. Tutto il materiale contenuto nel sito è riservato e non può essere riprodotto senza l’esplicito consenso degli autori.
Testi aggiornati il 4 maggio 2020.
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